martedì 20 luglio 2021

PADRE FERAPONT



 


Quel vecchio, padre Ferapont appunto, era il monaco più anziano, il formidabile digiunatore e campione del silenzio, che abbiamo già menzionato come avversario dello starec Zosima e soprattutto dell'istituto dello starèestvo, che egli riteneva un'innovazione perniciosa e fatua. Come avversario egli era eccezionalmente pericoloso anche se, in quanto osservatore del voto del silenzio, non parlava quasi mai con nessuno. Quello che lo rendeva pericoloso era, soprattutto, il fatto che moltissimi nella comunità erano pienamente d'accordo con lui, e, fra i laici che frequentavano il convento, molti lo veneravano come un grande giusto e un grande asceta, anche se indubbiamente vedevano in lui un puro folle. Ma era proprio questa sua caratteristica che li attraeva. Padre Ferapont non si recava mai in visita allo starec Zosima. Sebbene vivesse nell'eremo, non lo importunavano molto con le regole del luogo, proprio perché si comportava da puro folle. 

Aveva settantacinque anni, forse anche di più, e abitava dietro l'apiario dell'eremo, in un angolo delle mura, in una cella di legno decrepita, quasi cadente, costruita in tempi remoti, sin dal secolo scorso, per padre Iona, anche lui grandissimo digiunatore e campione del silenzio, vissuto fino a centocinque anni, e riguardo alle cui gesta ancora si raccontavano, nel monastero e fuori, molti curiosissimi aneddoti. 

Erano sette anni che padre Ferapont aveva finalmente ottenuto il permesso di stabilirsi in quella piccola cella isolata che praticamente era una semplicissima izba, sebbene assomigliasse moltissimo a una cappella; infatti conteneva un'innumerevole quantità di immagini votive davanti alle quali ardevano perpetuamente lampade votive. Padre Ferapont aveva il compito di custodire e accendere quelle lampade. Si diceva (ma era proprio vero) che mangiasse solo due libbre di pane ogni tre giorni, non di più; glielo portava ogni tre giorni il monaco addetto all'apiario che pure viveva lì, ma persino con quel monaco apicoltore che lo accudiva padre Ferapont raramente proferiva parola. Quelle quattro libbre di pane, insieme al pane eucaristico che il padre igumeno gli mandava puntualmente dopo l'ultima messa ogni domenica, costituivano la sua razione di cibo settimanale. Non tutti i giorni gli cambiavano l'acqua nella brocca. Compariva di rado alla messa. I fedeli che andavano a rendergli omaggio lo vedevano talvolta immerso nella preghiera tutto il giorno, in ginocchio, senza guardarsi attorno. Se qualche volta si metteva a conversare con loro, era laconico, brusco, strano e quasi sempre scontroso. Erano rare, però, le volte in cui parlava con i visitatori, di solito pronunciava soltanto qualche strana parola che risultava sempre un grande enigma per l'astante e poi, per quanto lo pregassero, non diceva neanche una parola di chiarimento. Non aveva preso gli ordini sacerdotali, era un semplice monaco. Circolava una voce molto strana, soprattutto fra la gente più ignorante, comunque, secondo la quale padre Ferapont comunicava con gli spiriti celesti e conversava solo con essi: ecco perché con gli uomini taceva.


... padre Ferapont, nonostante i digiuni indubbiamente rigorosi e l'età avanzata, era ancora un vecchio vigoroso, alto, con le spalle ben dritte, nient'affatto curve, un viso fresco e sano, sebbene magro. Indubbiamente conservava ancora una notevole forza. Aveva una corporatura atletica. Malgrado la veneranda età, non era del tutto canuto e aveva capelli e barba, un tempo completamente neri, ancora foltissimi. I suoi occhi erano grigi, grandi, luminosi, ma straordinariamente sporgenti, cosa che faceva persino impressione. Parlava accentuando molto la o. Indossava un lungo caffettano rossastro, di panno grezzo "da carcerato", come si diceva un tempo, stretto in vita da una solida corda. Il collo e il petto erano nudi. La tela grezza della camicia quasi completamente annerita, che non cambiava da mesi, spuntava da sotto il caffettano. Dicevano che sotto il caffettano portasse, direttamente sulla pelle, trenta libbre di catene per macerare le carni. Ai piedi nudi portava vecchi scarponi quasi a pezzi.