giovedì 22 luglio 2021

La bottega dei Plotnikov

 




La bottega dei Plotnikov si trovava all'angolo della strada a una casa, o giù di lì, di distanza dalla casa di Pëtr Il'iè. Era la drogheria principale della nostra città, apparteneva a ricchi commercianti, e come negozio non era affatto male. C'era tutto quello che si poteva trovare in una drogheria della capitale: vino "imbottigliato dai fratelli Eliseev", frutta, sigari, tè, zucchero, caffè e così via. In negozio c'erano fissi tre commessi e due garzoni per le commissioni. Anche se la nostra zona si è impoverita, i proprietari terrieri sono andati via e il commercio ha subito una battuta d'arresto, tuttavia la drogheria andava a gonfie vele come prima, anzi migliorava di anno in anno: i clienti non mancavano mai per quella merce. Alla bottega Mitja era atteso con impazienza. Ricordavano molto bene di come, due o tre settimane prima, egli avesse comprato vini e merci di ogni tipo per l'ammontare di alcune centinaia di rubli in contanti (naturalmente non gli avrebbero mai fatto credito), ricordavano che anche allora, come adesso, nella mano gli spuntava un intero mucchietto di banconote iridate che sperperava di qua e di là a casaccio, senza contrattare sul prezzo, senza riflettere, né voler riflettere, a cosa gli servisse tutta quella merce, quel vino e così via. Più tardi, in tutta la città, girava voce che quando era partito per Mokroe in compagnia di Grušen'ka "aveva gettato al vento in una sola notte e il giorno successivo ben tremila rubli ed era tornato dai bagordi senza il becco di un quattrino, così come lo aveva fatto la mamma". Aveva invitato un intero accampamento di zigani (che transitavano dalle nostre parti in quel periodo) e questi per due giorni interi gli avevano spillato, mentre era ubriaco, denaro in quantità incalcolabile e avevano bevuto i migliori vini in quantità incalcolabile. La gente andava raccontando, ridendo alle spalle di Mitja, che a Mokroe aveva offerto champagne a rozzi contadini, aveva sfamato donne e ragazze di campagna a base di dolci e pâté di Strasburgo. Lo prendevano in giro, soprattutto alla trattoria, per l'ingenua ammissione fatta in pubblico da Mitja stesso, secondo la quale, come ricompensa per quella "escapade", da Grušen'ka era riuscito ad ottenere soltanto "il permesso di baciarle il piedino, niente di più". Ovviamente non lo prendevano in giro in sua presenza, giacché sarebbe stato molto pericoloso farlo.