mercoledì 21 settembre 2016

IL PADRE AL MOMENTO DEL RITORNO DEI FIGLLI


FIODOR PAVLOVIC KARAMAZOV

A proposito di Fëdor Pavloviè, prima dell'arrivo di Alëša, egli si era assentato per un bel pezzo dalla nostra città. Tre, quattro anni dopo la morte della seconda moglie si era recato nel sud della Russia e alla fine si era trovato ad Odessa dove aveva vissuto alcuni anni di seguito. Dapprima, secondo le sue stesse parole, aveva frequentato «molti giudei, giudee, giudeucci e giudeini», tanto che finì per essere accolto non solo dai giudei «ma anche dagli ebrei». È probabile che proprio in quel periodo della sua vita egli sviluppasse una particolare abilità nell'accumulare ed estorcere denaro. Fece di nuovo e definitivamente ritorno nella nostra cittadina solo tre anni prima dell'arrivo di Alëša. Gli amici di un tempo lo trovarono terribilmente invecchiato, benché non fosse poi così vecchio. Si comportava in modo non certo più dignitoso di prima, anzi era diventato ancora più spudorato. 

Per esempio, nel buffone di un tempo era spuntata l'insolente esigenza di far fare i buffoni agli altri. 

La sua depravazione con il gentil sesso non era la solita di sempre, ma addirittura più disgustosa. Presto istituì un gran numero di nuove bettole nel distretto. 

Era evidente che possedeva forse un capitale di centomila rubli o poco meno. Molti abitanti della città e del distretto presero subito a indebitarsi con lui, a fronte di garanzie più che consistenti, s'intende. 

Negli ultimissimi tempi si era come inflaccidito, aveva iniziato a perdere l'equilibrio, l'autocontrollo, era caduto persino in uno stato di trasandatezza, cominciava con il fare una cosa e finiva con un'altra, si disperdeva e sempre più spesso si ubriacava da non reggersi in piedi e se non fosse stato per il servitore Grigorij, ormai anch'egli molto invecchiato, che si prendeva cura di lui, a volte come un vero istitutore, forse Fëdor Pavloviè avrebbe passato un sacco di guai.[...] 

DESCRIZIONE FISICA
Ho già detto che si era molto inflaccidito.
La sua fisionomia in quel periodo presentava alcuni tratti 
che testimoniavano chiaramente 
il tipo e la natura di vita che aveva condotto fino a quel momento.
Oltre alle lunghe e carnose borse sotto gli occhi minuti,
dall'espressione eternamente
impudente, sospettosa e beffarda,
oltre a una miriade di profonde rughe
che gli solcavano il viso piccolo ma grasso,
sotto il mento aguzzo
gli pendeva anche un grosso pomo d'Adamo,
carnoso e allungato come un portamonete,
che gli conferiva un'aria disgustosamente lasciva.
Aggiungete a questo una lunga bocca vorace
con le labbra carnose
tra le quali spuntavano piccoli frammenti 
di denti neri quasi sgretolati.
Spruzzava saliva ogni volta che iniziava a parlare.
Del resto, egli stesso amava scherzare sul suo viso,
sebbene pareva che ne fosse abbastanza soddisfatto.
Soleva indicare soprattutto il proprio naso, non molto grosso,
ma affilato e sensibilmente aquilino:

«Un vero naso romano», diceva:
«insieme al pomo d'Adamo, mi dà una vera fisionomia
da patrizio dell'antica Roma nel periodo decadente».

Sembrava che ne andasse fiero.