mercoledì 7 settembre 2016

ALIOSHA E LA MADRE

ALIOSHA E LA MADRE



... ho già ricordato che, rimasto orfano della madre all'età di
soli quattro anni, egli serbò ricordo di lei per tutta la vita, ricordava il suo
viso, le sue carezze, «proprio come se stesse qui davanti a me in carne e
ossa», diceva. È possibile conservare simili ricordi, com'è noto, persino da
un'età più tenera, persino dai due anni, ma essi emergono per tutta la vita
come puntini luminosi nelle tenebre,
come il lembo lacerato di un enorme
quadro che si è sbiadito ed è svanito interamente
ad eccezione di quel
piccolo lembo.

FLASH BACK
Era la stessa cosa per lui: 
egli ricordava una mite sera
d'estate, la finestra aperta, i raggi obliqui del sole 
che tramontava
(ricordava soprattutto quei raggi obliqui), 
in un angolo della stanza
l'immagine sacra con un lumino acceso, 
davanti all'immagine, 
in ginocchio, singhiozzante fra strilli e strepiti, come in preda a una crisi
isterica, c'era sua madre che lo afferrava con entrambe le braccia, lo
stringeva forte sino a fargli male e pregava per lui la Madonna,
protendendolo dal suo abbraccio, con entrambe le mani, verso l'immagine,
come per affidarlo alla protezione della Vergine... 
all'improvviso irrompe
la balia e le strappa il bambino dalle braccia, spaventata.


Quello era il
quadro! Alëša ricordava anche il viso di sua madre in quell'istante: 
diceva che era delirante ma bellissimo, 
a giudicare da quello che ricordava. 
Ma di rado amava confidare questo ricordo a qualcuno. 


Libro I, capitolo IV • Il terzo figlio, Alësa, da p. 30 in poi