giovedì 22 settembre 2016

DOSTOEVSKIJ E IL CIELO STELLATO

Henri Matisse, Icaro (1944-47) Papier decoupé, illustrazione per Jazz.







DOSTOEVSKIJ E IL CIELO STELLATO

Incipit de « Le notti bianche »
Audiolibro

https://www.youtube.com/watch?v=xSfmZgK9mw0

Era una notte meravigliosa, 
una notte come forse ce ne possono essere soltanto 
quando siamo giovani, amabile lettore. 

Il cielo era così pieno di stelle, così luminoso 

che, gettandovi uno sguardo, senza volerlo si era costretti a domandare a se stessi: 
è mai possibile che sotto un cielo simile 
possa vivere ogni sorta di gente collerica e capricciosa? [...]
Da I fratelli Karamazov
Libro VII - cap. IV . Cana di Galilea



[...] La volta celeste, 
punteggiata di placide stelle splendenti, 
si stendeva ampia e sconfinata sopra di lui. 
La Via Lattea si allungava in due pallide striature dallo zenit all'orizzonte. 
La notte fresca e tranquilla sino all'immobilità avvolgeva la terra intera.

Le bianche torri e le cupole dorate della cattedrale 
rilucevano sullo sfondo del cielo color zaffiro. 
I lussureggianti fiori autunnali delle aiuole intorno alla casa si
erano assopiti in attesa del giorno. 

Il silenzio della terra sembrava fondersi con quello del cielo, 
il segreto della terra faceva tutt'uno con quello delle stelle... 

Alëša stava in piedi, ad osservare la notte, 
quando ad un tratto si gettò di colpo per terra.
Non sapeva
perché stesse abbracciando la terra, 
non si spiegava
perché desiderasse così irrefrenabilmente baciarla, 
eppure la baciava,
piangendo, singhiozzando, 
la irrorava con le sue lacrime 
e giurava appassionatamente di amarla, 
di amarla nei secoli dei secoli. 

"Irrora la terra con le lacrime della tua gioia e amale quelle tue lacrime..." - 
risuonò dentro di lui. Per che cosa stava piangendo?
Oh, nella sua esultanza egli piangeva persino per quelle lacrime 
che brillavano per lui dall'abisso della notte,
e "non si vergognava della propria estasi".
Era come se i fili di tutti questi innumerevoli mondi divini 
si fossero uniti tutti insieme nella sua anima 
ed essa trepidasse "al contatto con gli altri mondi". 
Aveva voglia di perdonare tutti, di tutto 
e di chiedere perdono, ma non per se stesso - no! -
ma per tutti, per tutto e per ogni cosa, 
mentre "per me saranno gli altri a chiedere" - 
gli risuonò ancora nella mente. 
Ma ad ogni istante egli avvertiva chiaramente, 
e quasi tangibilmente, 
che qualcosa di stabile e imperturbabile, 
come la volta del cielo, 
era penetrato nella sua anima. [...]

Libro VIII - cap. VI – Ecco che arrivo anch’io!
Audiolibro Parte 53 - inizio
https://www.youtube.com/watch?v=1RLiq7ol2IE

Nel frattempo, Dmitrij Fëdoroviè volava 
verso la sua destinazione.
Mokroe si trovava a poco più di venti verste, 
ma i tre cavalli di Andrej
galoppavano così spediti che avrebbero potuto coprire quella distanza 
in un'ora e un quarto. 
Il ritmo sostenuto del viaggio corroborò Mitja.

L'aria era fresca e pungente, nel cielo terso brillavano, enormi, le stelle.
Era la stessa notte e forse la stessa ora in cui Alëša, 
crollato a terra, 
aveva giurato, in estasi, "che avrebbe amato la terra nei secoli dei secoli". 

Ma nell'anima di Mitja c'era confusione, 
solo confusione e, 
sebbene molte cose
stessero lacerando la sua anima, 
eppure, in quel momento, tutto il suo essere 
era irresistibilmente attratto soltanto da lei, dalla sua regina, da colei
verso la quale stava volando per guardarla per l'ultima volta. [...]