mercoledì 21 settembre 2016

PELLEGRINE: UNA SIGNORA DI POCA FEDE






LIBRO SECONDO . GIUNGONO AL MONASTERO

E per le signore di alto rango sono state costruite proprio qui sul portico, ma al di fuori del recinto, due camerette, ecco le finestre, e lo starec, quando si sente bene, si reca a trovarle attraverso un passaggio interno, quindi oltrepassa sempre il recinto. Ecco, anche adesso, 
 una proprietaria di Char'kov, la signora Chochlakova, lo sta aspettando con la figlia malata. 

Probabilmente ha promesso che sarebbe uscito per incontrarle, anche se di recente si è così indebolito che si mostra di rado anche al popolo».


Da "Pellegrine fedeli", Libro II, Capitolo III.
"Anche le possidenti della famiglia
Chochlakov, che pure aspettavano lo starec, erano uscite sul portico, ma in
un posto separato, destinato agli ospiti appartenenti alla nobiltà.
Erano due:
madre e figlia.


LA SIGNORA CHOCHLAKOVA

La madre, la signora Chochlakova, una signora ricca e
sempre vestita con gusto, era ancora giovane e molto avvenente, un po'
pallida, con gli occhi molto vivaci quasi perfettamente neri. 
Non aveva più
di trentatré anni, ed era vedova già da cinque.[...]
ANSIA DI MADRE E GRATITUDINE
Allo starec: "...Voi avete guarito la
mia Liza, l'avete guarita completamente, è stato quando avete pregato
accanto a lei giovedì, imponendole le mani. Siamo corse a baciare queste
mani, a esprimere i nostri sentimenti e la nostra gratitudine!»
«Come, l'ho guarita? Ma se è ancora sulla sua sedia!».
«Ma le febbri notturne sono cessate del tutto, sono già due giorni,
esattamente da giovedì», si affrettò a dire la signora nervosamente.
«E poi
le gambe sono più forti. Quando si è alzata stamattina si sentiva bene, ha
dormito tutta la notte, guardate che bel colorito che ha, guardate che
occhietti splendenti. Prima non faceva che piangere, mentre ora ride, è
allegra, felice. Oggi ha voluto assolutamente che la lasciassi stare un po' in
piedi ed è restata così un minuto intero senza alcun sostegno. Scommette
con me che tra due settimane ballerà la quadriglia.
Ho chiamato il dottore
del posto, Gercenštube, egli ha stretto le spalle e ha detto: "Sono stupito,
non mi capacito". E voi volevate che non vi disturbassimo, che non
corressimo qui a ringraziarvi? Lise, su, ringrazia, ringrazia!»

Il'ja Efimovič Repin, Portrait Of Nadezhda Repina, 1900, 

Tretyakov Gallery, Moscow, Russia

LIZA CHOCHLAKOVA


... la figlia, quattordicenne,
aveva le gambe paralizzate. Erano già sei mesi che la povera ragazzina non
poteva camminare e la trasportavano in una lunga e comoda poltrona a
rotelle. Aveva un visetto delizioso, un po' smunto a causa della malattia,
ma allegro. Un'espressione birichina risplendeva nei suoi grandi occhi neri
dalle lunghe ciglia.[...]
CON ALIOSHA
Il grazioso visetto sorridente di Lise ad un tratto si fece serio, ella si
alzò dalla sedia, per quanto le fu possibile, e, guardando lo starec, giunse
le manine davanti a lui, ma non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere...
«È per lui, per lui!», disse indicando Alëša, irritata con se stessa
come una bambina per non essere riuscita a trattenersi dal ridere. Chi in
quel momento avesse guardato Alëša che stava in piedi, a un passo dallo
starec, avrebbe notato un subitaneo rossore imporporargli le guance. I suoi
occhi scintillarono per un attimo e poi si abbassarono.
La signora piangeva.
«Lise, la mia Lise, beneditela, beneditela!», ella gridò trasalendo di
colpo.
«Non vale neanche la pena di volerle bene. Ho visto come ha fatto la
birichina per tutto il tempo», disse scherzando lo starec. «Perché
prendevate in giro Aleksej?»
UNA BIRICHINA
Lise infatti era stata intenta a quella birichinata per tutto il tempo.
Ella si era accorta da tempo, sin dalla volta precedente, che Alëša si
sentiva a disagio e cercava di non guardarla, e la cosa la divertiva un
mondo. Ella aspettava attentamente di catturare il suo sguardo: non
riuscendo a resistere a quello sguardo fisso su di lui, Alëša di tanto in
tanto, involontariamente, spinto da una forza irresistibile, la sbirciava a sua
volta e lei si metteva subito a ridacchiare con un sorriso di trionfo, proprio
davanti a lui. Alëša si confondeva e si irritava ancora di più. Alla fine si
era completamente girato dall'altra parte e si era nascosto alle spalle dello
starec. Dopo qualche minuto, attratto dalla stessa forza irresistibile di
prima, si voltò per vedere se lei lo stesse ancora guardando e vide che Lise,
sporgendosi quasi completamente dalla sua poltrona, lo sbirciava da un
lato e aspettava avidamente che lui si girasse a guardarla; dopo aver colto
il suo sguardo, si mise a ridere così forte che persino lo starec non poté
fare a meno di dire:
«Perché, birichina, lo mettete così in imbarazzo?»
RICORDI D' INFANZIA
Lise, ad un tratto, e del tutto inaspettatamente, arrossì, gli occhi le
scintillavano, il viso aveva assunto un'espressione molto seria; ella si mise
a parlare in fretta, nervosamente, con un tono di lamento risentito e
indignato:
«E lui allora perché ha dimenticato tutto? Mi portava in braccio
quand'ero piccola, giocavamo insieme. Veniva ad insegnarmi a leggere, lo
sapete questo? Due anni fa, quando ci salutammo, disse che non avrebbe
mai dimenticato, che saremmo stati amici per sempre, per sempre, per
sempre! Ed ecco che all'improvviso ha paura di me: che, lo mangio forse?
Perché non vuole avvicinarsi, perché non parla? Perché non vuole più
venire da noi? Forse siete voi che non lo lasciate venire: eppure noi
sappiamo che egli va dove vuole. Non sta bene che lo inviti io, avrebbe
dovuto essere lui a pensarci, se è vero che non ha dimenticato. No, adesso
pensa alla salvezza della sua anima! Perché gli avete fatto mettere quella
tonaca dalle lunghe falde?... Se si mette a correre, cade...»
E ad un tratto, non riuscì a trattenersi, si coprì il volto con una mano
e scoppiò in una risata incontenibile, prolungata, nervosa, convulsa e
impercettibile. Lo starec l'aveva ascoltata con un sorriso e ora la benedisse
con tenerezza; mentre gli baciava la mano, ella ad un tratto se la premette
agli occhi e scoppiò a piangere:
«Non vi adirate con me, sono una sciocca, non valgo niente... e forse
Alëša ha ragione a non voler venire da una ragazza ridicola come me».
«Lo manderò senz'altro da voi», decise lo starec.


Konstantin Egorovič Makovskij, (1839-1915)  Portrait of a Young Girl