mercoledì 11 agosto 2021

PERCHOTIN DALLA CHOCHLAKOVA

 Erano le undici in punto quando entrò a casa della signora Chochlakova. Fu ammesso in cortile abbastanza in fretta, ma quando domandò se la signora fosse sveglia o dormisse, il portinaio non rispose nulla di preciso, tranne che di solito, a quell'ora, era già a letto. «Chiedete di sopra, se vorranno ricevervi, vi riceveranno, se no, non vi riceveranno». Pëtr Il'iè salì di sopra, ma l'impresa si presentò tutt'altro che facile. Il servitore non voleva riferire della sua visita e alla fine chiamò la cameriera. Pëtr Il'iè le chiese gentilmente, ma con insistenza, di riferire alla padrona che era venuto Perchotin, un impiegato del luogo, per una questione particolare, e che se non fosse stata una questione importante non avrebbe mai osato venire, "ripetete esattamente queste mie parole", chiese alla ragazza. Quella andò a riferire. Egli rimase ad aspettare in anticamera. La signora Chochlakova non stava dormendo, anche se si era già ritirata in camera sua. Era rimasta sconvolta dopo la recente visita di Mitja e aveva il presentimento che quella notte non avrebbe potuto evitare l'emicrania che di solito la colpiva in quelle occasioni. Sentendo il messaggio della ragazza, ella ne fu molto sorpresa, ma rifiutò irritata di ricevere l'ospite, anche se la visita inattesa a quell'ora di notte, di un "impiegato del luogo", a lei sconosciuto, stuzzicava enormemente la sua curiosità femminile. Ma questa volta Pëtr Il'iè era ostinato come un mulo: udito il rifiuto a riceverlo, egli chiese con estrema insistenza di riferire un altro messaggio "esattamente con le stesse parole", e cioè che egli era venuto "per una faccenda di eccezionale importanza e che la signora avrebbe potuto rimpiangere, in futuro, di non averlo ricevuto in quel momento". «Stavo rischiando proprio grosso», raccontava egli stesso in seguito. La cameriera lo guardò con tanto d'occhi, poi andò a riferire il secondo messaggio. 







La signora Chochlakova ne fu colpita, ci pensò su, chiese che aspetto avesse il visitatore e venne a sapere che era "ben vestito, giovane e molto gentile di modi". Noteremo fra parentesi, e di sfuggita, che Pëtr Il'iè era un giovanotto piuttosto attraente e ne era consapevole. La signora Chochlakova si decise ad uscire. Indossava già la vestaglia e le pantofole, ma si gettò sulle spalle uno scialle nero. L'"impiegato" fu invitato a passare in salotto, dove poco prima era stato ricevuto Mitja. La padrona di casa si presentò al giovanotto con un'aria severa e interrogativa e, senza invitarlo ad accomodarsi, gli domandò direttamente: «Che cosa volete?» «Mi sono deciso a importunarvi, signora, per via del nostro comune conoscente, Dmitrij Fëdoroviè Karamazov», fece per esordire Perchotin, ma, appena pronunciato quel nome, notò sul viso della padrona di casa una fortissima irritazione. Per poco ella non gettò uno strillo e lo interruppe con veemenza. «Per quanto tempo ancora dovrò essere tormentata da questo orribile uomo?», gridava istericamente. 

«Come avete osato, egregio signore, importunare una signora che non conoscete, in casa sua, e a una tale ora... per mettervi a parlare di un uomo che qui stesso, in questo stesso salotto, solo tre ore fa, è venuto per uccidermi, e se n'è andato sbattendo i piedi come nessuno esce da una casa perbene. Sappiate, egregio signore, che reclamerò contro di voi, che non ve la lascerò passare, e adesso favorite andarvene immediatamente... Sono una madre, e ora... io... io...» «Uccidervi! Così voleva uccidere anche voi?» «Perché, ha ucciso qualcun altro?», domandò di slancio la signora Chochlakova. «Se solo mi degnaste della vostra attenzione per mezzo minuto, signora, in due parole vi chiarirei ogni cosa», rispose Perchotin con fermezza. «Oggi, alle cinque di pomeriggio, il signor Karamazov ha preso in prestito da me, in via del tutto amichevole, la somma di dieci rubli e io so per certo che egli non aveva denaro; eppure oggi stesso alle nove egli è entrato in casa mia tenendo in mano, in bella vista, un mucchietto di banconote da cento rubli, per un ammontare di due, forse tremila rubli. Aveva le mani e il viso imbrattati di sangue e lui stesso sembrava uscito di senno. Alla mia domanda su dove si fosse procurato quel denaro, egli mi ha risposto che li aveva appena ricevuti da voi e che voi gli avevate prestato quella somma di tremila rubli per andare, così ha detto, alle miniere d'oro...» 














 Il viso della signora Chochlakova assunse un'espressione di intensa e sofferente agitazione. «Dio mio! Ha ucciso suo padre!», esclamava battendo le mani. «Non gli ho mai dato del denaro, mai! Oh, correte, correte!... Non dite una parola di più! Salvate il vecchio, correte da suo padre, correte!» «Scusate, signora, e così voi non gli avete dato denaro? Voi ricordate con sicurezza di non avergli dato alcuna somma di denaro?» «Non gli ho dato nulla, non gli ho dato nulla! Mi sono rifiutata di darglielo perché non aveva saputo apprezzare il mio aiuto. Egli è corso via sbattendo i piedi come una furia. Si è scagliato contro di me, io ho fatto un balzo per scansarlo... E vi dirò ancora, come a persona alla quale non ho intenzione di nascondere nulla, che mi ha persino sputato addosso, ve lo immaginate? Ma che stiamo a fare qui impalati? Ah, sedetevi... Scusate, io... Anzi, è meglio che corriate, correte, dovete correre e salvare quel disgraziato vecchio da una morte orribile!» «E se l'avesse già ammazzato?» «Ah, Dio mio, è vero! E allora che cosa possiamo fare? Che cosa possiamo fare secondo voi?» Nel frattempo aveva fatto accomodare Pëtr Il'iè e si era seduta lei stessa di fronte a lui. Pëtr Il'iè le espose brevemente, ma con sufficiente chiarezza, tutta la storia, o meglio quella parte della storia della quale era stato testimone, le raccontò dell'incontro di poco prima con Fenja e le riferì il particolare del pestello. Tutti quei dettagli produssero un effetto sconvolgente sulla signora, già esagitata, che continuava ad emettere gridolini e a coprirsi il volto con le mani... «Immaginate un po', che io prevedevo tutto questo! Io sono dotata di questa capacità: qualsiasi cosa io immagini, prima o poi si avvera. Quante, quante volte ho guardato quell'uomo tremendo e ho pensato: ecco un uomo che finirà per uccidermi. Ed è andata a finire proprio così... Cioè, anche se non ha ucciso me, ma soltanto suo padre, è stato sicuramente perché la mano divina della Provvidenza mi ha protetto e, soprattutto, perché egli si è vergognato di ammazzarmi dal momento che io stessa, in questo stesso luogo, gli ho messo al collo l'immaginetta con le reliquie della protomartire Barbara... E pensare quanto sono stata vicina alla morte in quel momento, mi sono avvicinata moltissimo a lui e lui ha allungato il collo verso di me! Sapete, Pëtr Il'iè (scusate, avete detto che vi chiamate Pëtr Il'iè, vero?), io non credo ai miracoli, ma quell'immaginetta e quell'evidente miracolo che mi è accaduto adesso, mi hanno sconvolta e sono di nuovo disposta ad avere fede in qualunque cosa. Avete sentito dello starec Zosima? Ma poi, non so quel che dico... Figuratevi, anche con l'immaginetta al collo ha avuto il coraggio di sputarmi addosso... Certo, si è limitato a sputare e non mi ha uccisa e poi è corso via come una saetta! E noi che cosa facciamo adesso, dove andiamo, voi che dite?» Pëtr Il'iè si alzò e annunciò che sarebbe andato direttamente dal capo della polizia per raccontargli ogni cosa e poi questi avrebbe fatto quello che riteneva giusto. «Ah, è una persona magnifica, magnifica, io conosco Michail Makaroviè. Senza dubbio, senza dubbio è la persona che fa al caso nostro. Come siete pratico, Pëtr Il'iè, come avete pensato bene a ogni cosa; sapete, al vostro posto a me non sarebbe mai venuto in mente!» «Tanto più che anche io conosco bene il capo della polizia», osservò Pëtr Il'iè, che si tratteneva lì in piedi, ma era evidentemente ansioso di scappar via al più presto da quell'impulsiva signora, che non gli dava modo di congedarsi e di andare dove doveva. «E sapete, sapete», continuava a cicalare, «tornate a riferirmi che cosa avete visto e sentito... che cosa scopriranno... come lo giudicheranno e in che modo lo condanneranno. Ditemi: da noi non c'è la pena di morte, vero? Ma venite assolutamente, anche alle tre di notte, anche alle quattro, persino alle quattro e mezzo... Ordinate che mi sveglino, che mi scuotano se non mi dovessi svegliare... Oh Dio, non credo nemmeno che mi addormenterò. Ma un momento, non farei meglio a venire con voi?» «No, signora, se solo mi scriveste di vostro pugno un paio di righe, per ogni evenienza, sul fatto che non avete mai dato denaro a Dmitrij Fëdoroviè, forse, potrebbe essere utile... per ogni evenienza...» «Certamente!», esclamò la signora Chochlakova saltellando eccitata al suo bureau. «Sapete, voi mi sbalordite, semplicemente mi sconvolgete con il vostro spirito pratico e la vostra capacità di districarvi in queste faccende... Lavorate qui in città? Che piacere sentire che lavorate qui...» E, mentre finiva di dire questo, buttò giù velocemente su un mezzo foglio di carta da lettera le seguenti righe, a grandi caratteri: "Non ho mai prestato in vita mia a quell'infelice di Dmitrij Fëdoroviè Karamazov (giacché nonostante tutto egli è un infelice) la somma di tremila rubli, e non gli ho mai prestato denaro, mai, mai! Lo giuro su tutto ciò che c'è di sacro a questo mondo. Chochlakova". «Ecco qui il bigliettino!» e si voltò rapidamente a Pëtr Il'iè. «Andate, salvatelo. È un nobile gesto da parte vostra». E fece tre volte il segno della croce su di lui. Poi corse fuori dalla stanza per accompagnarlo sino in anticamera. «Come vi sono grata! Voi non immaginate quanto vi sia grata per essere passato prima da me. Com'è che non ci siamo incontrati prima? Sarei molto lusingata di ricevervi da ora in poi in casa mia. E che piacere mi fa sentire che lavorate qui... e con una tale precisione, con una tale abilità pratica... Devono assolutamente apprezzare le vostre doti, devono infine comprendervi e se ci dovesse essere qualcosa che posso fare per voi, credetemi... Oh, amo tanto la gioventù! Sono innamorata della gioventù. I giovani sono il sostegno della nostra Russia che tanto soffre al momento, sono tutta la sua speranza... Oh, andate, andate!» Ma Pëtr Il'iè era già corso via, altrimenti lei non l'avrebbe fatto andare tanto facilmente. Comunque la signora Chochlakova gli aveva fatto un'impressione piuttosto buona, aveva persino attenuato la sua ansia per essere stato coinvolto in un affare così spiacevole. I gusti sono straordinariamente disparati, si sa. "E non è affatto così anziana", pensò compiaciuto; "al contrario l'avrei presa per sua figlia". Per quanto riguarda poi la signora Chochlakova, lei era stata semplicemente incantata dal giovanotto. "Un tale buon senso, una tale accuratezza e in un uomo così giovane, con i tempi che corrono, e poi quelle maniere, quel portamento! E poi dicono dei giovani moderni che non sono capaci di fare nulla, invece eccovi un esempio" e così via e così via. E così si dimenticò completamente del "terribile incidente"; solo mentre si coricava le sovvenne di nuovo "di essere stata così vicina alla morte" e disse: «Ah, ma è orribile, è orribile!». Ma poi si addormentò di colpo di un sonno profondo e dolce. Del resto, non mi sarei soffermato su questi particolari così banali e irrilevanti se questo eccentrico incontro, che ho appena descritto, del giovane impiegato con quella vedova, tutt'altro che attempata, non avesse segnato l'inizio dell'intera carriera di quel giovanotto così scrupoloso e accurato. La sua storia ancor oggi si ricorda con grande stupore qui in città e forse anche noi avremo da dire ancora qualche parolina a questo proposito quando concluderemo il lungo racconto sui fratelli Karamazov.