LIBRO 11
CAPITOLO 2
La signora Chochlakova
era stata indisposta nelle ultime tre settimane: le si era inspiegabilmente
gonfiato un piede e, sebbene non fosse costretta a letto, tuttavia restava
mezza sdraiata tutto il giorno, in un attraente, ma ineccepibile déshabillé,
sul canapè del suo boudoir. Alëša aveva notato con un sorrisetto innocente
che la signora Chochlakova, a dispetto della sua indisposizione, aveva
iniziato a dare sfoggio di eleganza: erano comparse certe cuffiette di
merletto, certe camicette; e lui si era fatto un'idea della ragione di tutto ciò,
anche se ricacciava quei pensieri come troppo frivoli. Negli ultimi due
mesi, il giovane Perchotin era diventato un assiduo frequentatore della
casa della signora Chochlakova.
[...]
L'articolo
che stava leggendo in quel momento dal giornale Dicerie si intitolava:
"Da
Skotoprigon'evsk (ahimè, è questo il nome della nostra cittadina che ho
tenuto nascosto fino ad adesso) alla vigilia del processo Karamazov". Era
piuttosto breve e la signora Chochlakova non veniva esplicitamente
nominata; anzi, in generale, non si faceva nessun nome. Si informava
semplicemente che l'assassino, che si apprestavano a giudicare fra tanto
clamore, un capitano dell'esercito a riposo, personaggio di pessima fama,
fannullone e reazionario, era continuamente coinvolto in intrighi amorosi e
godeva in particolare dei favori di "alcune signore che si struggevano".
Una di queste, "una vedovella che si struggeva", che faceva di tutto per
apparire giovane nonostante avesse una figlia già grande, era così
affascinata da lui che soltanto due ore prima del delitto gli aveva offerto
tremila rubli a patto che fuggisse seduta stante con lei alle miniere d'oro.
Ma il malfattore aveva preferito uccidere e derubare suo padre proprio
della somma di tremila rubli, pensando di farla franca, piuttosto che
trascinarsi in Siberia in compagnia delle grazie da quarantenne della sua
dama che si struggeva. Questa scherzosa corrispondenza si concludeva,
come si conviene, con espressioni di nobile sdegno contro l'immorale
parricidio e il sistema della servitù feudale prima vigente. Dopo aver letto
con interesse, Alëša ripiegò il foglio e lo restituì alla signora Chochlakova.
«E allora non credete che si stia parlando di me?», riprese a cicalare.
«Sono proprio io, ho perso quasi un'ora a proporgli le miniere d'oro e tutto
d'un tratto, "le grazie da quarantenne"! Non si sta forse parlando di me?
L'ha fatto apposta. Giudice eterno, perdonagli per le grazie da quarantenne,
così come lo perdono io, ma questa è opera... questa è opera sapete di chi?
Del vostro amico Rakitin».
CAPITOLO 4
MITIA PARLA CON ALEKSEI:
Scrive anche versi, il mascalzone. Ha decantato il piedino della Chochlakova, ah, ah, ah!» «L'ho sentito dire!», disse Alëša. «Lo hai sentito dire? E i versi li hai sentiti?» «No». «Io li ho, ecco: adesso te li leggo. Tu non lo sai, non te l'ho raccontato, ma qui c'è tutta una storia dietro. Mascalzone!
Tre settimane fa gli è saltato in mente di stuzzicarmi. Mi fa: "Tu hai messo il piede in fallo come un imbecille, solo per tremila rubli, mentre io ne spillerò centocinquantamila, mi sposerò una vedovella e mi comprerò una casa in muratura a Pietroburgo". E mi disse che stava corteggiando la Chochlakova, la quale, se da giovane non era stata una grande mente, adesso, a quarant'anni, aveva perso anche quel po' di cervello che aveva. "Ma è una molto sentimentale e io la conquisterò proprio grazie a questo. La sposerò, la condurrò a Pietroburgo e lì fonderò un giornale". E mentre lo diceva, aveva una animalesca, lasciva bava alla bocca, non già per la Chochlakova, ma per quei centocinquantamila rubli. E mi aveva convinto, mi aveva convinto; veniva sempre a trovarmi, ogni giorno: "Sta cedendo", mi diceva e raggiava dalla gioia. Ma tutto ad un tratto lo hanno cacciato: Perchotin Pëtr Il'iè ha avuto la meglio, bravo! Mi verrebbe voglia di baciarla quell'oca per averlo cacciato via di casa! Veniva a farmi visita e intanto aveva composto quei versucoli. Mi fa: "È la prima volta che mi sporco le mani, che scrivo dei versi di adulazione, ma per uno scopo utile. Una volta messe le mani sul capitale dell'oca, potrò dare il mio contributo alla società". Quelli come lui mettono sempre avanti la giustificazione sociale per ogni turpitudine che compiono! "Comunque", mi fa, "ho scritto meglio del tuo Puškin, dal momento che anche in una poesiola scherzosa come questa ho saputo infilarci dell'afflizione sociale". Quello che vuol dire su Puškin, lo capisco. Che farci, se da un uomo di talento qual era, ha descritto soltanto piedini femminili! Ma vedessi come andava fiero dei suoi versucoli! Hanno una presunzione quelli come lui, una presunzione! "Sulla convalescenza del piedino malato del mio bene amato", ha pensato a questo titolo, è un uomo brillante! Quel piedino, quel piedino si è gonfiato un pochettino! I dottori arrivano, curano e bendano, ma alla guarigione non pervengono Non per i piedini io temo, tema quello per Puškin più adatto, ma per la testolina io temo che di un'idea non vuol prendere atto Lei capiva un pochettino ma il piedin l'ha ostacolata, che guarisca quel piedino e l'idea sia riacquistata. Un maiale, un vero maiale, ma gli è riuscita una cosa spiritosa a quel farabutto! E ci ha davvero inserito qualcosa di "sociale". E come s'è arrabbiato quando l'hanno cacciato! Digrignava i denti!» «E si è subito vendicato», disse Alëša. «Ha scritto quella corrispondenza sulla Chochlakova». E Alëša gli raccontò in breve il contenuto del trafiletto comparso sul giornale Dicerie.