venerdì 5 novembre 2021

KATJA INCONTRA GRUSHENKA











 Si stava alzando dal suo posto, quando lanciò un urlo lacerante e vacillò all'indietro. 

Grušen'ka era entrata nella stanza all'improvviso e senza far rumore. Nessuno si aspettava il suo arrivo. 

Katja si mosse rapidamente verso la porta, ma quando giunse vicino a Grušen'ka, si fermò di scatto, si fece bianca come un lenzuolo e gemette piano, quasi in un sussurro: 

 «Perdonatemi!» 

 Grušen'ka la guardò fissa, poi, dopo la pausa di un istante, con una voce vendicativa e velenosa, replicò: 

 «Io e te siamo cattive, mia cara! Tutte e due cattive! Come se fosse mai possibile perdonarci l'un l'altra! Piuttosto salva lui e io pregherò per te tutta la vita!» 

 «E non vuoi perdonarla!», gridò Mitja con una nota di biasimo furente. 

 «Sta' tranquilla, te lo salverò!», mormorò Katja rapidamente e uscì di corsa dalla stanza. 

 «E tu hai potuto negarle il tuo perdono quando ella stessa per prima ha chiesto perdono a te?», esclamò Mitja con amarezza. 

 «Mitja, non osare biasimarla, non ne hai alcun diritto!», lo rimproverò Alëša infervorato. 

 «Hanno parlato le sue labbra orgogliose, non il suo cuore», proferì Grušen'ka con una sorta di disgusto. «Che ti salvi, e le perdonerò tutto...» 

 Ella cessò di parlare, come se stesse reprimendo qualcosa. Non riusciva ancora a riprendersi. 

In seguito risultò che ella era entrata nella stanza del tutto casualmente, senza minimamente sospettare né immaginare quello che avrebbe trovato. 

 «Alëša, corrile dietro!», Mitja gridò a suo fratello. 

«Dille... non so cosa... ma non farla andare via così!» 

 «Tornerò da te prima di sera!», gridò Alëša e corse dietro Katja. 

La raggiunse che aveva già oltrepassato il recinto dell'ospedale. Camminava in fretta, aveva premura, ma non appena Alëša l'ebbe raggiunta, gli disse rapidamente: 

«No, davanti a quella non posso punire me stessa. Le ho chiesto perdono perché volevo punire me stessa fino in fondo. Lei non mi ha perdonato... Le voglio bene per questo!», soggiunse con una voce innaturale e i suoi occhi scintillarono di un rancore selvaggio. 

 «Mio fratello non se lo aspettava affatto», fece per mormorare Alëša. «Era sicuro che non sarebbe venuta...» 

 «Non lo metto in dubbio. Ma lasciamo stare», ella tagliò corto. 

 «Ascoltate: non posso venire al funerale con voi. Ho mandato loro dei fiori per la piccola bara. Penso che abbiano ancora del denaro. Se ce n'è bisogno, dite loro che non li abbandonerò mai... Ma adesso lasciatemi, lasciatemi, per favore. Così farete tardi, le campane chiamano per l'ultima messa... Lasciatemi, per favore!»