venerdì 5 novembre 2021

ALEKSEI CHIEDE A KATIA DI RECARSI DA MITJA

 




«Ovviamente, ve lo teneva nascosto: era proprio per via di quel piano di fuga. Mi aveva esposto l'idea in generale tre giorni prima e da quel momento abbiamo cominciato a litigare e abbiamo continuato per tre giorni. Litigavamo perché quando mi aveva detto che, nel caso Mitja fosse stato condannato, sarebbe fuggito all'estero con quella canaglia, io mi ero infuriata, non vi dirò per quale motivo, non lo so neanche io per quale motivo... Oh, naturalmente, ero furiosa per quella canaglia, e proprio per il fatto che anche lei fuggisse all'estero insieme a Dmitrij!», esclamò Katerina Ivanovna con le labbra che le tremavano per la collera. 

«Non appena Ivan Fëdoroviè vide che mi infuriavo per via di quella donna, subito pensò che fossi gelosa di Mitja e quindi che continuassi ad amarlo. E così scoppiò la prima lite. Io non avevo voglia di dare spiegazioni e non potevo chiedere scusa; mi era penoso che un uomo del suo calibro potesse sospettare che io amassi ancora quell'altro... E questo dopo che, già da molto tempo, gli avevo detto in faccia che non amavo Dmitrij, ma amavo soltanto lui! Solo per la stizza contro quella donna, mi infuriai contro di lui! 

LA BUSTA CON LE DISPOSIZIONI PER LA FUGA

Tre giorni dopo, proprio quella sera che veniste voi, egli mi portò una busta sigillata che io avrei dovuto aprire immediatamente, nel caso gli accadesse qualcosa. Oh, egli prevedeva il suo male! Egli mi rivelò che quella busta conteneva i dettagli della fuga e che, nel caso egli fosse morto o si fosse gravemente ammalato, io avrei dovuto salvare Mitja da sola. 

IL DENARO: 10.000 RUBLI

In quell'occasione mi lasciò anche il denaro, quasi diecimila rubli - gli stessi ai quali ha fatto riferimento il procuratore nella sua arringa, dopo aver saputo che egli li aveva mandati a cambiare. 

Fui tremendamente colpita nello scoprire che Ivan Fëdoroviè non aveva rinunciato alla sua idea di salvare il fratello e che, sebbene fosse geloso di me e ancora convinto che io amassi Mitja, confidava proprio a me il suo piano. Oh, quello era un sacrificio! No, voi non potete comprendere appieno una tale abnegazione, Aleksej Fëdoroviè! 

Io volevo cadere ai suoi piedi per la venerazione, ma poi mi passò per la mente che egli avrebbe pensato che io l'avessi fatto soltanto per la gioia che Mitja si salvasse (e lui l'avrebbe pensato sicuramente), ed ero così esasperata al solo pensiero che gli potesse venire in mente un'idea così ingiusta che, invece di baciargli i piedi, gli feci un'altra scenata. Oh, come sono infelice! 

CARATTERE DI KATIA

È il mio carattere, il mio terribile, infelice carattere! 
Oh, vedrete, finirò con l'indurlo a lasciarmi per un'altra, per una con la quale gli sia più facile vivere, come ho fatto con Dmitrij, ma questa volta... no, questa volta non lo sopporterei, mi ammazzerei. 

E quando voi arrivaste, e io vi chiamai e gli dissi di tornare indietro e lui rientrò con voi: nel vedere lo sguardo carico di odio e disprezzo che egli mi rivolse, io fui invasa da una tale rabbia che - ve lo ricordate? - vi gridai che era stato lui, soltanto lui a convincermi che l'assassino era il fratello Dmitrij! 

Lo calunniai di proposito per ferirlo un'altra volta. Egli non aveva mai, mai tentato di convincermi che l'assassino fosse suo fratello. Al contrario, ero stata io a tentare di convincere lui! 

Oh, la mia irascibilità è alla radice di tutto! Sono stata io, io a preparare la strada a quella maledetta scenata al processo! 

Egli ha voluto dimostrare a me di essere un uomo integerrimo e che, per quanto io amassi suo fratello, egli non lo avrebbe mai rovinato per ripicca o gelosia. E così si presentò al processo... 

Io sono la causa di tutto, la colpa è solo mia!» 

Katja non aveva mai fatto simili confessioni ad Alëša prima di allora, ed egli intuì che ella si trovava in quello stadio di insopportabile sofferenza nel quale persino gli esseri più orgogliosi demoliscono penosamente il proprio orgoglio e crollano sconfitti dal dolore. 

Oh, Alëša conosceva un'altra terribile ragione della sua attuale infelicità, sebbene ella gliel'avesse accuratamente celata in tutti quei giorni seguiti al processo di Mitja; ma, per qualche ragione, sarebbe stato troppo doloroso per lui se ella si fosse decisa a umiliarsi a tal punto da cominciare a parlare lei stessa di quell'altra ragione. 

Ella soffriva per il "tradimento" al processo e Alëša sentiva che la coscienza di lei la stava spingendo ad accusare se stessa proprio dinanzi a lui, dibattendosi per terra, fra lacrime, urla, isterismi. 

Ma egli temeva quel momento e desiderava risparmiarglielo. Rendeva ancora più gravoso l'incarico per il quale era venuto. 

LA SITUAZIONE DI MITJA

Egli riprese a parlare di Mitja. «Tutto bene, tutto bene, non temete per lui!», ella ricominciò testardamente in tono brusco. «È una cosa del momento, lo conosco bene, conosco sin troppo bene il suo cuore. State pur certo che acconsentirà a fuggire. Soprattutto, visto che non è una cosa immediata, avrà tutto il tempo per cambiare idea. Ivan Fëdoroviè si sarà rimesso per allora e condurrà la faccenda di persona, cosicché io non avrò più niente a che fare con questo. Non vi preoccupate, egli acconsentirà a partire. In fondo è già d'accordo: pensate che vorrà mai rinunciare a quella canaglia? E non gli consentirebbero di portarsela ai lavori forzati, quindi sarà costretto a fuggire. Siete voi la persona che egli teme, teme che voi non approviate la fuga da un punto di vista morale. Ma voi dovete generosamente permetterglielo, visto che la vostra sanzione è così indispensabile in questo caso», Katja soggiunse velenosamente. 

Ella tacque per un po' e sorrise. «Non fa che parlare di certi inni», soggiunse poi, «di una croce che deve portare, di un dovere, ricordo che Ivan Fëdoroviè me ne ha parlato molto e se sapeste come ne parlava!», gridò Katja all'improvviso con sentimento incontenibile. 

«Se sapeste quanto amava quel disgraziato in quei momenti in cui mi parlava di lui, e quanto lo odiava, forse, al tempo stesso! E io che ascoltavo la sua storia e le sue lacrime con scherno sprezzante. Che canaglia! La canaglia sono io! Sono io che gli ho fatto venire la febbre! 

Ma quell'altro, il condannato, è forse egli disposto alla sofferenza?», concluse irritata Katja. «E un uomo simile può soffrire? Gli uomini come lui non soffrono mai!» Una nota di odio e repulsione sprezzante risuonava nella sua voce. Eppure era stata lei a tradire lui. 

"Forse è proprio perché sente di essere colpevole verso di lui che ella lo odia tanto in certi momenti", Alëša pensò fra sé. Egli sperava che fosse soltanto "in certi momenti". In queste ultime parole di Katja egli avvertì una sfida, ma non la raccolse. 

ALEKSEJ DEVE CONVINCERE MITJA ALLA FUGA

«Vi ho convocato questa mattina perché voi mi promettiate di convincerlo. O anche voi ritenete che fuggire sarebbe disonesto, poco valoroso o forse... non cristiano, eh?», soggiunse Katja con un tono di sfida ancora più evidente. 

«Oh, no. Gli dirò tutto...», mormorò Alëša. 

«Egli vi chiede di andare da lui oggi stesso», disse poi bruscamente guardandola dritto negli occhi. 

Ella trasalì e vacillò leggermente ritraendosi da lui sul divano. 

«Io? È mai possibile?», balbettò impallidendo. 

«Non solo è possibile ma deve essere così!», incalzò Alëša animandosi tutto. «Ha molto bisogno di voi adesso, proprio in questo momento. Non avrei toccato questo argomento e non vi avrei disturbata in anticipo, se non fosse stato necessario. Egli è malato, è come fuori di sé, non fa che chiedere di voi. Non vuole vedervi per riconciliarsi con voi, chiede soltanto che voi andiate e vi affacciate alla sua soglia. Gli sono successe molte cose da quel giorno. Egli ha compreso quanto sia smisuratamente grande la sua colpa nei vostri confronti. Non vuole il vostro perdono, "è impossibile perdonarmi", dice lui stesso, vuole soltanto che voi vi affacciate alla sua soglia». 

«Voi mi avete... così all'improvviso...», balbettava Katja. «Ho avuto il presentimento in tutti questi giorni che sareste venuto con questo messaggio. Sapevo che mi avrebbe chiesto di andare da lui. È impossibile!» 

«Che sia pure impossibile, ma fatelo. Pensate: egli è stato colpito per la prima volta dalla consapevolezza dell'affronto che vi ha fatto, per la prima volta nella vita, non l'aveva mai compreso così pienamente! Egli dice: se ella rifiuta di venire, "allora, da adesso in poi, sarò infelice per tutta la vita". Avete sentito? Nonostante sia stato condannato a vent'anni di lavori forzati, egli pensa ancora di poter essere felice, non fa pena questo? Pensateci: voi andrete a far visita a una persona rovinata pur essendo innocente», disse Alëša in tono di sfida, «le sue mani sono pulite, non c'è traccia di sangue! Per amore delle infinite sofferenze che lo aspettano, andate a trovarlo adesso! Andate, accompagnatelo nell'oscurità, affacciatevi alla sua porta, è tutto...Voi dovete farlo, dovete farlo!», concluse Alëša accentuando con straordinaria forza la parola "dovete". 

«Devo, ma... non posso», disse Katja quasi gemendo. «Egli mi guarderà... e io non posso». 

«I vostri occhi devono incontrarsi. Come farete a vivere tutto il resto della vostra vita, se non vi decidete a farlo adesso?» 

«Meglio soffrire per tutta la vita». 

«Voi dovete andare, voi dovete andare», Alëša ripeté inesorabile. 

«Ma perché oggi? Perché adesso?... Non posso abbandonare il malato...» 

«Per un minuto potete farlo, e ci metterete soltanto un minuto. Se non ci andrete, stanotte gli prenderà il delirio. Non vi direi una bugia; abbiate pietà di lui!» 

«Abbiate pietà di me!», disse Katja in tono di amaro biasimo e scoppiò a piangere. 

«Dunque, ci andrete!», disse Alëša in tono fermo, vedendo le sue lacrime. «Adesso andrò da lui e gli dirò che voi state arrivando». 

«No, non diteglielo per nessun motivo», gridò Katja allarmata. «Ci verrò, ma non anticipateglielo, perché forse verrò, ma non entrerò... Non lo so ancora...» La voce le si incrinò. Ella respirava a fatica. 

Alëša si alzò per andare via. 

«E se dovessi incontrare qualcuno?», disse a mezza voce, ad un tratto, impallidendo un'altra volta. 

«Ecco perché dovete andarci adesso, per evitare di incontrare qualcuno. Non ci sarà nessuno adesso, posso assicurarvelo. Vi aspetteremo», concluse enfaticamente e uscì dalla stanza.