lunedì 31 maggio 2021

LIBRO SECONDO • UNA RIUNIONE INOPPORTUNA

PREMESSA: L'IDEA DELLA RIUNIONE DALLO STAREC 

CAPITOLO PRECEDENTE







Fu proprio in quel periodo che ebbe luogo l'incontro o, per meglio dire, la riunione fra tutti i membri di quella dissestata famiglia nella cella dello starec, riunione che doveva avere una portentosa influenza su Alëša. 


 Il pretesto di quella riunione in realtà era inconsistente. 

In quel periodo il disaccordo tra Dmitrij Fëdoroviè e Fëdor Pavloviè, in merito all'eredità e alla valutazione dei beni, era arrivato a un livello intollerabile. I loro rapporti si erano inaspriti ed erano diventati insostenibili. 

Pare che Fëdor Pavloviè avesse lanciato per primo, e per scherzo, l'idea che tutti si riunissero nella cella dello starec Zosima, allo scopo, se non proprio di ricorrere alla sua diretta intermediazione, almeno di giungere ad un accordo in maniera più decorosa, sotto l'influenza ispiratrice e riappacificatrice della dignità e della persona dello starec. 

Dmitrij Fëdoroviè, che non aveva mai visitato né visto lo starec, pensò ovviamente che il padre in quel modo lo volesse spaventare, ma poiché si era più volte rimproverato in cuor suo di molti suoi recenti scatti d'ira nella disputa con il padre, accettò l'invito. Noteremo a proposito che egli non viveva in casa del padre, come Ivan Fëdoroviè, ma per conto proprio, all'altro capo della città. 


Accadde che anche Pëtr Aleksandroviè Miusov, che in quel periodo viveva nella nostra città, si attaccasse in modo particolare a quella idea di Fëdor Pavloviè. Liberale degli anni '40 e '50, libero pensatore e ateo, egli, forse per noia o forse per frivolo passatempo, ebbe un ruolo eccezionale in quella vicenda. Gli venne improvvisamente voglia di vedere il monastero e il "santo". Dal momento che ancora si protraevano le vecchie dispute con il monastero ed andava per le lunghe la causa sul confine fondiario dei suoi possedimenti, sui diritti di taglio nel bosco e di pesca nel fiume e via dicendo, egli si affrettò a sfruttare la situazione con la scusa di volersi mettere d'accordo di persona con il padre igumeno per vedere se fosse possibile ricomporre i loro contrasti in maniera pacifica. Avrebbero certo accolto con maggiore attenzione e considerazione un visitatore animato da tali lodevoli intenzioni, piuttosto che un semplice curioso.


 In seguito a tutte queste considerazioni, si poté organizzare una specie di pressione interna al monastero sullo starec malato che, negli ultimi tempi, non abbandonava quasi mai la cella e, a causa della malattia, non riceveva neanche i visitatori abituali. Andò a finire che lo starec dette il suo consenso e si fissò la data. «Chi mi ha messo a fare da giudice fra di loro?», si limitò a commentare con un sorriso ad Alëša. Quando Alëša venne a sapere dell'incontro, ne fu molto turbato.


Egli capiva che, in mezzo a quei litiganti e contendenti, l'unico che potesse prendere sul serio quel convegno era senza dubbio il fratello Dmitrij; tutti gli altri sarebbero venuti con propositi fatui e forse anche offensivi nei confronti dello starec. Il fratello Ivan e Miusov sarebbero venuti mossi dalla curiosità, e probabilmente della specie più volgare, mentre suo padre sarebbe venuto forse allo scopo di recitare qualcuna delle sue farse. Oh, anche se non parlava, Alëša conosceva a fondo suo padre! Lo ripeto: quel ragazzo non era affatto così ingenuo come molti lo consideravano. Attendeva con apprensione la data prefissata. Senza dubbio egli si preoccupava molto, nel profondo del suo cuore, di come potessero concludersi quei disaccordi familiari. Nondimeno era più di tutto preoccupato per lo starec: egli trepidava per lui, per la sua fama, temeva gli oltraggi alla sua persona, soprattutto l'ironia sottile e garbata di Miusov e le mezze reticenze sprezzanti del colto Ivan: ecco come prevedeva che sarebbe andata a finire. Egli voleva quasi azzardarsi a mettere in guardia lo starec, anticipargli qualcosa sulle persone che sarebbero potute venire, ma ci ripensò e tacque.


Mandò soltanto a dire al fratello Dmitrij, attraverso un conoscente, alla vigilia dell'incontro che gli voleva molto bene, e che si aspettava che lui mantenesse la promessa. 

Dmitrij stette lì a pensare, perché non riusciva assolutamente a ricordare quale promessa gli avesse fatto e rispose per lettera che avrebbe fatto del suo meglio per resistere «davanti alla bassezza», ma per quanto rispettasse profondamente lo starec e il fratello Ivan, era convinto che quell'incontro sarebbe stato un tranello per lui oppure un'indegna farsa. 

«Tuttavia, ingoierei la lingua piuttosto che mancare di rispetto a quel santo uomo che tu stimi tanto»: così concluse Dmitrij la sua missiva. Alëša non ne fu gran che sollevato. 





 I • Giungono al monastero 


 Era una magnifica giornata, mite e luminosa. Si era alla fine di agosto. L'incontro con lo starec era fissato per le undici e mezza circa, subito dopo l'ultima messa.