lunedì 31 maggio 2021

L'EREMO DELLO STAREC




I visitatori lasciarono le carrozze fuori dal recinto, alla foresteria, ed entrarono a piedi nel portone del monastero. Tranne Fëdor Pavloviè, nessuno della compagnia aveva mai visitato un monastero; Miusov non entrava in una chiesa che erano più o meno trent'anni. Egli si guardava intorno con una certa curiosità, non priva di affettata disinvoltura. Ma per la sua mente osservatrice, oltre agli edifici religiosi e di servizio, per altro abbastanza ordinari, all'interno del monastero non c'era niente da vedere. Gli ultimi fedeli stavano uscendo dalla chiesa, levandosi il berretto e segnandosi. In mezzo alla gente del popolo si notavano anche fedeli appartenenti ai ceti più alti della società: due o tre signore, un generale molto anziano; alloggiavano tutti alla foresteria. I mendicanti attorniarono subito i nostri visitatori, ma nessuno dette loro niente. Soltanto Petruša Kalganov trasse dal suo portamonete una moneta da dieci copeche e, nervoso e imbarazzato Dio solo sa perché, la allungò in tutta fretta a una vecchia, dicendo in fretta: «Dividetela equamente». Nessuno commentò questo suo gesto, quindi non c'era motivo di sentirsi in imbarazzo, eppure, notando questo, si confuse ancora di più.



 



«Lo starec Zosima vive nell'eremo, nell'eremo isolato, a circa quattrocento passi dal monastero, oltre il boschetto, oltre il boschetto...» «Lo so che è oltre il boschetto», gli rispose Fëdor Pavloviè, «ma non ci ricordiamo la strada, è un bel pezzo che non ci veniamo». «Ecco, entrate da quel portone e poi dritto per il boschetto...per il boschetto. Venite. Se volete... anch'io... Ecco, da questa parte, da questa parte...» Essi uscirono dal portone e si avviarono per il boschetto.


 




 «Guardate in che valle di rose vivono costoro!» E difatti, anche se non c'erano rose in quel momento, vi fiorivano una miriade di rari e stupendi fiori autunnali dappertutto, dovunque vi fosse un po' di spazio per piantarli. Evidentemente li curava una mano esperta. C'erano aiuole intorno alle chiese e tra le tombe. Anche la casetta di legno, ad un piano, con un portico davanti all'ingresso, nella quale si trovava la cella dello starec, era circondata da fiori.